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Colt

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gianp94
view post Posted on 26/8/2009, 17:54




In oplologia, la rivoltella (anche nota con l'originario termine inglese revolver, o come pistola a tamburo) è attualmente un tipo di pistola a retrocarica a ripetizione semplice (tecnicamente arma corta a ripetizione multicamera monocanna), caratterizzata da un serbatoio a tamburo capace di compiere illimitate rivoluzioni intorno al proprio asse longitudinale; dal particolare moto del tamburo deriva il nome.
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La rivoluzione dei tamburi
La Colt Navy del 1851 calibro .36, arma ad avancarica del tamburo "The Faithful Colt", la fedele Colt, una delle prime immagini pubblicitarie (1890) in assoluto, ed un notissimo dipinto di William Michael Harnett. L'arma è una Colt Army mod. 1860, in calibro .44, ad avancarica del tamburo. Rivoltella Remington mod. 1858 calibro .44, esempio di arma ad avancarica convertita per l'uso di cartucce metallicheLa rivoltella nacque nella prima metà dell' Ottocento, come evoluzione concettuale di un tipo di pistola multicanna, di fatto non evolutosi da una fase prettamente sperimentale, nella quale i congegni di armamento e sparo erano ripetuti su più linee di fuoco costituite appunto da una serie di canne, tutte comandate dal medesimo grilletto.

L'estrema inaffidabilità delle meccaniche (effetto però anche della capacità tecnica dei tempi, nei quali ogni elemento metallico era forgiato a mano) costrinse a ricercare nuove soluzioni anche in vista dell'esigenza di garantire una più rapida ricarica dei serbatoi, ciò che nelle multicanna (ma anche nella pistola a due canne e due grilletti, ancora ad avancarica) appariva un obiettivo di difficile ottenibilità.

Invece di provare soluzioni con più canne e più armi (cioè multipli dell'ordinario sistema canna-armo), si pensò allora ad un metodo per sparare più colpi (senza ricaricare) con la stessa canna e con lo stesso armo.

Nel 1818 l'inglese Elisha Collier aveva sviluppato un modello di pistola a tamburo e monocanna già assai simile alla rivoltella attuale, ma di scarsa praticità in quanto l'accensione delle cariche di lancio era ancora a pietra focaia. Successivamente, con l'invenzione della capsula a percussione furono fabbricate le cosiddette "Pepperboxes" cioè rivoltelle provviste di un fascio di canne disposte in modo da formare una struttura cilindrica ruotante, simile ad un tamburo, ma assai più lunga e prive di canna: la lunghezza delle camere di scoppio sostituiva quest'ultima. Naturalmente il peso e l'ingombro erano elevati e queste armi risultarono di scarsa praticità specialmente nei calibri maggiori. L'idea di combinare le caratteristiche delle "Pepperboxes" e del revolver di Collier fu sviluppata da Samuel Colt, che nel 1836 ottenne il brevetto per iniziare lo stesso anno la produzione di un proprio revolver (il modello Paterson), nel quale l'accensione delle cariche di lancio avveniva per mezzo delle capsule a percussione. Fu il primo vero revolver affidabile e ad esso seguirono modelli di grande successo e popolarità come ad esempio la modello Navy. L'inventore americano gettò così le fondamenta di una delle aziende tuttora leader nella produzione mondiale sia di armi corte che lunghe.


La tecnica e la meccanica
Nel caso della Colt mod. 1873 (il primo revolver a retrocarica veramente pratico prodotto dalla Casa statunitense), il brevetto prevedeva appositi fori cilindrici del tamburo per l'alloggiamento della cartuccia (inserita dalla apertura posteriore, cioè quella dalla parte del calcio); i fori, con la rotazione, venivano allineati anteriormente all' invito della canna e posteriormente allo spillo del cane, che fuoriusciva solo per lo sparo dal telaietto verticale, e costituivano perciò la camera di scoppio, nella quale si innescava l'esplosione. La parte posteriore del telaio avrebbe mantenuto in sede (con un'escursione di rinculo di pochi millimetri, assai poco influente) il bossolo della cartuccia, che rigonfiandosi per l'esplosione avrebbe (con un impercettibile ritardo) convogliato la forza di spinta nell'altra direzione, verso la canna.

In queste prime rivoltelle, dopo lo sparo, si doveva riarmare il cane manualmente facendo così ruotare il tamburo (si ebbero modelli rotanti in senso sia orario che antiorario) sino alla posizione di sparo della cartuccia successiva, oltre a ricaricare la molla di scatto del cane stesso (armi "a singola azione"). Esistevano già verso la metà dell'Ottocento, revolver a "doppia azione" nei quali il grilletto svolgeva la doppia funzione di armare il cane nella prima parte della sua corsa e di rilasciarlo nel breve tratto restante (per esempio molte "Pepperboxes" ed i modelli di Robert Adams) ma la loro complicatezza e la metallurgia dell'epoca li rendeva soggetti a frequenti rotture. Solo successivamente con i progressi tecnici furono prodotte armi "a doppia azione" veramente affidabili.

Il minimo ed ineliminabile spazio fra l'invito della canna (in realtà col perfezionamento delle tecniche produttive la larghezza dell'invito fu molto ridotta, preferendosi lavorare sulla precisione di allineamento delle camere di cartuccia) e la parete anteriore del tamburo causava, e causa tuttora in tutti i revolver, una certa fuoriuscita dei gas in espansione e perciò una leggera caduta della pressione di spinta. Questo tuttavia non pregiudica il funzionamento in modo significativo.

La celebre Colt Single Action Army del 1873 in astuccio con accessori e cartucce. Il calibro è, in questo caso, il .357 Magnum

I punti deboli
Le prime rivoltelle a retrocarica venivano caricati tramite uno sportellino situato sul lato destro dell'arma. Il tamburo girava in senso orario ed il bossolo vuoto si trovava appunto a destra. Un pistoncino situato sotto alla canna, leggermente disassato, permetteva di spingere via il bossolo vuoto, una volta aperto lo sportellino. Questa operazione richiedeva ovviamente un certo tempo. Per ovviare a questo problema il maggiore di cavalleria George W. Schofield progettò per la Smith & Wesson un'arma a castello basculante (in inglese top-break). Il vantaggio di tale sistema era che, all'apertura, i bossoli venivano espulsi automaticamente e l'arma era già pronta per accogliere le nuove cartucce, semplificando il caricamento soprattutto nel caso di un soldato in sella. La tacca di mira fungeva da gancio di ritenzione per tenere chiusa l'arma. Per questi tipi di soluzione (ve ne furono anche altri, di poco differenziati), i problemi venivano dalle rotture dei fermi o comunque dalla mancata ritenzione del blocco complessivo, potendo causare la pericolosa apertura della pistola durante lo sparo ed il controlancio del bossolo (oltre che di altri pezzi eventualmente sganciatisi) contro il tiratore. Successivamente il sistema divenne più affidabile e rimase in produzione per le pistole d'ordinanza britanniche Webley in calibro .38 e .455 fino a tutta la seconda guerra mondiale.

La massima affidabilità però non fu raggiunta neanche con il sistema moderno che prevede il basculamento laterale del tamburo, poiché oltre alle sollecitazioni termodinamiche cui si sottoponeva l'intero castello, e quindi a maggior ragione il sistema di apertura e ritenuta, la stessa necessaria frequenza d'uso del meccanismo ne determinava effetti di logorio, non essendo infrequente il caso di rottura dei perni.

Altrettanto grave si rivelò, nell'attesa che si elevasse la precisione nella realizzazione dei singoli pezzi, il problema dei difetti di allineamento, anche incidentali, del tamburo, in qualche occasione dovuti all'irregolare meccanismo di rotazione (che, ad esempio anticipando la rotazione di una frazione di secondo prima dello sparo, poteva disassare cilindro e canna): in questi casi i problemi più gravi potevano nascere dall'urto della pallottola sul bordo della canna stessa con pericolosissimi picchi pressori che portavano facilmente all'esplosione del tamburo, anche in considerazione del fatto che fin dal primo apparire delle cartucce a percussione centrale, molti tiratori avevano iniziato a ricaricare personalmente i bossoli sparati, senza porre troppa attenzione al dosaggio della polvere.


L'evoluzione
Una Smith & Wesson modello 60. Le guancette del calcio sono ergonomiche ed in gomma dura per offrire una migliore impugnabilità.Con l'esperienza realizzata sul campo dalle centinaia di migliaia di tiratori (talvolta a loro spese, in caso di incidente), e grazie anche al massiccio ricorso a questo tipo di arma portatile, leggera e di pronto impiego, che si ebbe nel leggendario "Far West", la Colt applicò metodologie industriali alla produzione di pezzi più precisi, più affidabili e, innovativamente, collaudati uno ad uno.

Sul finire dell'Ottocento fu perfezionato il meccanismo di "doppia azione", già menzionato, con il quale è possibile sparare mediante la sola pressione sul grilletto senza dover armare il cane con il pollice ad ogni colpo: ciò consente lo sparo di più colpi al secondo, in dipendenza della velocità del dito del tiratore.

Una volta consolidata la produzione intorno a modelli di provata affidabilità, vennero messi in commercio anche modelli con optional, fra i quali grande apprezzamento riscossero le guance del calcio decorate (in avorio, madreperla, argento o con fregi ed istoriazioni su legno pregiato). Alcune pistole vennero ricoperte da bagnatura d'argento o (ma furono davvero pochissimi esemplari) d'oro.

Da un punto di vista tecnico, si implementò l'accessoristica funzionale nel senso ad esempio di realizzare ausili di estrazione che, una volta aperto il tamburo, facilitassero la rimozione dei bossoli vuoti (delle cartucce già sparate), e si diede grande attenzione all'ergonomia, adeguando grilletti, ponticelli, cani, calci ed in genere ogni elemento della rivoltella alle misure biologicamente considerate standard per la media dell'utenza.


I modelli
Nel tempo, anche grazie all'ingresso di nuovi produttori in questo particolare mercato, i modelli di rivoltella si moltiplicarono, distinguendosi tecnicamente per:

calibro: dal sottile e leggero .22, adatto al tiro di precisione, al .44 Magnum, reso noto da certa letteratura popolare, e ad altri assai potenti (ad es. il .454 Casull) i calibri usati sono numerosissimi; in tempi recenti si è assistito ad un certo revival del .38 Special, le cui caratteristiche (nelle versioni potenziate +P) sono alquanto affini a quelle del calibro 9 mm Parabellum delle pistole semiautomatiche, e che infatti è in uso anche presso alcune forze di Polizia.
tamburi: i modelli più diffusi contengono da 6 o da 8 cartucce, ma vi sono anche armi particolari più o meno capienti
canna: dalla canna super-corta da mezzo pollice, capace di consentire impensabili occultamenti dell'arma, sino alle pistole "cinematografiche" da mezzo metro (in realtà di scarsissima utilità, se non per la caccia nei paesi in cui ciò è consentito), anche nella lunghezza delle canne la gamma delle opzioni è vastissima, imperniandosi inoltre su questo punto il fattore della deterrenza visiva.
azione: i modelli a sola "singola azione", quantunque minoritari nella produzione corrente, resistono bene sul mercato a causa della maggior robustezza e del loro minor costo, e sono frequentemente usati per caccia o tiro. Si trovano talvolta distribuiti ad utenze professionali di prevedibile basso rischio, mentre la maggior parte degli utenti operativi richiede espressamente il requisito della "doppia azione", che anzi ha costituito elemento di preferenza nella scelta fra rivoltella e pistola semiautomatica sin quando la doppia azione non si è diffusa anche per quella. I tentativi di produrre rivoltelle con ripetizione a raffica si sono scontrati con diversi problemi tecnici, primo fra i quali la povertà di serbatoio, e non hanno avuto seguito. Sono stati di recente introdotti sul mercato dalla Casa Mateba, modelli che si potrebbero definire "automatici a tamburo" (sull'esempio di vecchi Webley & Scott e Mauser), nei quali la rotazione delle camere di scoppio avviene sfruttando l'energia del rinculo e che hanno avuto un buon successo di mercato per la velocità di sparo paragonabile a quella delle pistole semiautomatiche.
Va detto che dalle pistole Colt furono anche derivati diversi tipi di fucile o carabina con serbatoio a tamburo, che ricalcavano lo schema delle ordinarie pistole ma con calcio e canna opportunamente allungate. Questi non ottennero successi travolgenti, anche perché per il particolare modo di lancio del proiettile non si potevano mai raggiungere potenze e gittate pari a quelle di una normale arma lunga.

 
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